Artificiale ci piace o non ci piace?
Tra alcune osservazioni che mi arrivano sull’intelligenza artificiale, sopratutto utilizzata come forma artistica, c’è il fatto che è artificiale, spesso la parola è pronunciata con un tono neppure tanto vagamente svalutativo.
Non ho potuto fare a meno di provare un certo senso di disagio, come artista, perchè l’arte (in ogni sua forma) è arti-ficiale, e se cominciamo a stigmatizzare le cose artificiali finiamo per buttare via praticamente in blocco qualunque prodotto artistico e artigianale sia mai stato prodotto nella storia umana.
Ma mica solo quello…
Prendo la Treccani (enciclopedia) per recuperare un aiuto super partes sul senso del termine e scopro che
Dunque, sparo alcune cose a caso: i nostri vestiti sono artificiali, i mobili di casa, il make up, il sapone, la bicicletta il pavimento di casa, le strade, le case, le finestre, il materasso, il letto, la spazzola, le scarpe… il cibo cucinato diventa artificiale, pensiamo a biscotti, salse, preparati vegani, formaggi, persino la pasta è artificiale, e non cresce sugli alberi già nei formati che troviamo comodamente al supermercato, le uova sono naturali, ma la frittata è un prodotto umano (artificiale)…
Beh, ho realizzato all’istante quanto a volte sia utile fermarsi a considerare le implicazioni delle cose che affermiamo con tanta sicurezza, ad esempio la parola artificiale ci porta a considerare che viviamo una vita artificiale immersi in un mondo artificiale, e ne siamo talmente immersi da credere che solo la tecnologia elettronica sia artificiale… tutto il resto no.
Nella nostra mente abbiamo col tempo inserito nella categoria naturale (appartenente alla natura) tutto ciò che ci circonda e che viviamo come naturale (appartente alla nostra quotidianità) senza che naturale di fatto lo sia. Tutto questo aprirebbe un’enorme parentesi sul nostro crederci sostenibili dal punto di vista ecologico, e su cosa significhi sostenibilità ambientale alla prova dei fatti in un mondo ormai irrimediabilmente antropizzato, ma non è questo il luogo. Io volevo solo parlare dell’arte.
L’arte, dunque dicevo, rientra doppiamente nell’artificiale:
- perchè utilizza materia artificiale per essere creata (tele, pennelli, colori, vernici, matite, gessetti, scalpelli, motoseghe, lime, carta vetrata, tessuto, calce, cemento, leganti, videocamere, computer, fotocamera, tavoli, sedie, carta… ecc.)
- perchè riproduce artificialmente la realtà o i concetti, riproduce bidimensionalmente qualcosa che in natura è tridimensionale, riducendone o ingrandendone le dimensioni, inquadrandone solo una parte, magari in bianco e nero, o con colori falsati, modificandone l’aspetto, oppure magari pure in tre dimensioni ma in ogni caso riproducendo staticamente qualcosa che in natura si muove, invecchia, si modifica, si trasforma… o ancora addirittura esprimendo per immagini concetti astratti, artificialmente trasformando qualcosa di non visuale in un’immagine capace di rappresentarlo.
Un bel dilemma, ti pare? Convieni con me che se buttiamo via ciò che è artificiale dobbiamo buttare via ogni invenzione creazione, costruzione, realizzazione umana, opera di ingegno e opera creativa anche?
Se invece accogliamo l’intelligenza artificiale come uno strumento tra i tanti strumenti artificiali a disposizione per creare dobbiamo buttare via (solo) il pregiudizio verso la tecnologia (questa in particolare) e accettare di farne un uso consapevole e responsabile.
Un’altra domanda:
Potremmo definirci artisti contemporanei rifiutando la contemporaneità?
Tu cosa sceglierai di fare?
Io per parte mia sono una persona curiosa, lo sono ovviamente anche come artista, quindi ho deciso di imparare a usare ANCHE (ma non solo) questo strumento e inserirlo nella mia cassetta degli attrezzi e nel mio flusso di lavoro.
La contemporaneità offre anche strumenti, che se usati con intelligenza col famoso “grano salis” del detto latino, possono essere migliorativi, dopotutto l’intelligenza artificiale in medicina, per fare un esempio, al momento sta permettendo a noi umani di diagnosticare tumori in fasi così precoci da salvare migliaia e migliaia di vite umane che senza sarebbero state a rischio, dovremmo buttare via un simile strumento per salvare i nostri preziosi pregiudizi?
p.s. il prossimo articolo sarà su AI emozioni e sentimenti 🙂
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