Esplorare mondi impossibili
Tendiamo a progettare il nuovo basandoci su ciò che sappiamo del vecchio, su ciò che conosciamo.
Nulla di sbagliato, anzi, un inventore non potrebbe mai inventare nulla che funzioni senza avere un’eccellente e corposa base di competenze dalle quali partire.
Però a volte, come semplice esercizio mentale provare a staccarsi da quello che sappiamo, o meglio proprio a costruire mentalmente qualcosa di impossibile, totalmente privo di elementi già noti, (parliamo di immaginazione non di realizzazione), permette di aprire la mente a una serie di possibilità creative impensabili, alla fine funziona come un brainstorming ‘folle’….
Creare animali immaginari che possono vivere in modi totalmente inusuali, immaginare (magari anche disegnare) un umano come sarebbe potuto essere in un mondo non regolato dalla simmetria, immaginare una figura priva di tutte le più razionali nozioni di anatomia come la conosciamo.
Leviamoci di dosso per un momento il concetto di serve/non serve, perchè anche qualcosa che apparentemente concretamente non serve, come questo in realtà a ben guardare serve…
Serve a stimolare il nostro ‘organo creativo’, ma anche a tirare fuori idee interessanti, che (non si butta via nulla) magari potrebbero in alcuni elementi riuscirci utili in progetti futuri.
Inventare macchine impossibili che fanno cose inutili in questo mondo, immaginare delle utilità che non immaginiamo.
Sono esercizi che possono sembrare pura perdita di tempo, e invece sono concime per la nostra riserva creativa, ci insegnano a pensare l’impensabile, ci preparano a uscire dalle righe.
Ti faccio un esempio:
quando mio figlio andava alla primaria ho notato tutta un’ossessiva insistenza da parte delle maestre sul ‘stare dentro le righe quando si colora‘… ci passavano ore, giorni, settimane, a colorare tristi disegni fotocopiati (male) da riempire in modo maniacale.
Riconosco l’importanza dell’apprendere l’ordine, la precisione, l’attenzione ai dettagli, MA sarebbe stato davvero un percorso meravigliosamente completo solo se affiancato da altrettanto impegno nel disegno attivo, creativo, nel pensare fuori dagli schemi.
Ci sono adulti che pagano per imparare a pensare fuori dagli schemi, i bambini lo sanno fare e spendiamo anni a farglielo disimparare.
Quasi che imparare qualcosa di nuovo lo si dovesse fare per forza al costo di eliminare qualcosa di preesistente.
Pensare fuori dagli schemi è un esercizio preziosissimo, è l’humus della creatività, che non è solo un fatto artistico, è creativo anche un ingegnere che progetta un ponte, un informatico che codifica un software, un manager che vuole avviare una nuova linea commerciale, una maestra che vuole preparare una lezione stimolante, un istruttore di fitness che vuole pianificare una serie di allenamenti per uno specifico scopo. E potrei andare avanti ore…
Non perdere l’occasione di ricominciare a giocare come quando eravamo bambini a immaginare mondi impossibili
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